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Catalogo della mostra alla Real Academia de Espana en Roma Che cosa ha pensato della mostra El dia y la noche? “Il titolo è assai suggestivo, implicando in sé una contrapposizione e al tempo stesso una complementarietà. Giorno e notte costituiscono per ognuno di noi un avvicendamento che definirei banale nel suo ripetersi, ma pensandoci bene ci si accorge che questi due momenti celano un fascino quasi magico. Lo spirito della mostra rispetta pienamente questo incanto, infatti scorrendo le opere esposte nei saloni dell'Accademia di Spagna si coglie senza particolare difficoltà il senso di un'alternanza, di una successione tra la luce e il buio. I lavori scelti sono in sostanza pienamente in linea col concetto che l'iniziativa voleva trasmettere al pubblico, invitandolo ad una introspezione sul nostro quotidiano e al tempo stesso sul trascorrere implacabile e inesorabile del tempo, inteso come valore assoluto, misura della nostra esistenza”. Cosa mi dice degli artisti dal linguaggio figurativo presenti nella mostra? “La domanda è estremamente difficile da soddisfare, ognuno dei maestri ha nel suo percorso molte cose da dire, secondo un'esperienza individuale che tiene conto di un vissuto assai complesso e ovviamente diversificato. Tutti i nostri artefici comunicano qualcosa, ci mettono alla prova, ci fanno riflettere. Dino Valls, “chirurgo dell'anima”, autore di sublime qualità formale, ci conduce ad una lancinante esplorazione dei labirinti dell'anima con una lucidità degna di un pittore fiammingo ma al tempo stesso, proponendo una riflessione su come il corpo umano, simbolo per eccellenza del bello, possa essere violato, devastato, distrutto. Non penso a Hiatus che pure è assai esplicito nel denunciare una simile poetica, ma piuttosto a Caerulea, apparentemente un soggetto “tranquillo” ma a ben guardare ancora più inquietante come il tabernacoletto di soggetto francescano Soror umbra. Ben altra è l'atmosfera che circola nei soggetti di Gonzalo Orquin cantore della purezza del corpo e nel suo Riposo Pomeridiano dove si colgono suggestioni multiple, frutto anche dei trascorsi da restauratore, che oscillano da Cagnaccio di San Pietro al surrealismo voyeuristico di Baltus e dove non mancano impressioni tratte dall'impressionismo rude di Lucian Freud. Un momento congelato nella sua evocativa ambiguità, sospeso tra sogno e realtà. Nelle sculture di Patricia Glauser si sottintende una sorta di ambiguità, ma nell'insieme emerge tutta la forza generatrice dell'elemento femminile, sottolineata dalle unghie smaltate di rosso. Di un raffinato surrealismo parlano i lavori di Nieves Alberruche, dove domina l'elemento cielo, come in Theatre 12, è lui il vero protagonista delle sue realizzazioni. Spazi infiniti che richiamo espressioni letterarie e poetiche: “…gli spazi infiniti” di Pascal e il “M'illumino d'immenso” di Ungaretti. Una vicenda che lascia aperte infinite interpretazioni, in cui concorrono le lezioni di grandi autori come Constable o de La Tour, unite ad una linfa personalissima che circola vitale alludendo ad un mondo straniato e sospeso, unico e universale. Ana Maria Laurent in Italia a ritmo di tango mescola, anche concretamente, modi espressivi dal mondo futurista, dalla musica sud americana, dal cubismo di ascendenza picassiana, dall'arte pop e nouveau-realisme. Non manca anche una citazione, nelle accese cromie bianche e rosse in particolare, tipiche dell'ambiente romano contemporaneo. Il tutto conferisce al lavoro un'aria teneramente retrò. Nella Roma vista dal Granicolo di Silvana Chiozza è resa un'atmosfera quasi incantata, una città senza rumori, senza frenesie. Una finestra aperta sul sogno vissuto da un luogo tra i più suggestivi della città eterna. Il tempo sembra essersi fermato a guardare i moti dell'anima che gli occhi dell'artista vorrebbero diventassero gli occhi dell'umanità intera. Un universo pervaso da una dolce malinconia, come a riconquistare una ricchezza perduta”. dall'intervista a Corrado Frati |