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Il saggio fornisce i primi risultati di uno studio che indaga il percorso attraverso il quale la relazione tra il paesaggio e gli artisti umbri si è sviluppata nel tempo. La fortuna paesaggistica umbra è un argomento davvero vasto, ma non è sufficiente per illustrare le peculiarità morfologiche e ambientali della regione per comprendere i motivi alla base della predilezione secolare per questo territorio. Diverse testimonianze letterarie da Byron a Carducci, prima ancora di quelle artistiche, descrivono l'Umbria come una zona piacevole. L'Umbria è stata per secoli un territorio isolato, prevalentemente boschivo, protetto da barriere naturali, ma dotato di tutti i comfort, impreziosito da tratti definiti di spazi antropizzati fin dall'antichità. Quali sono le vere proporzioni se possono essere definite come tali, tra realtà e percezione che l'artista stabilisce? Come sono arrivati in successione nella storia? Cosa possiamo fare oggi per apprezzare appieno il paesaggio? Queste sono solo alcune delle domande che portano avanti lo studio e in cui il saggio cerca di offrire spunti di riflessione e risposte. I primi esempi di paesaggi umbri si trovano indubbiamente negli affreschi di Giotto, un modello che ispirò Benozzo Gozzoli a metà del XV secolo. Il paesaggio divenne quindi una componente fondamentale nei dipinti dei grandi artisti umbri del Rinascimento. Successivamente Raffaello coglie anche questa relazione privilegiata con gli idilliaci scenari umbri. Qui di seguito possiamo affermare che i pittori che si sono dedicati al genere del paesaggio, hanno tratto dal repertorio del paesaggio in modo soggettivo, sempre in equilibrio tra ideale e reale. In questo scenario mutilato, uno dei paesaggi più interpretati, di aspetto naturale ma antropico nella sostanza, era la cascata creata dal fiume Velino vicino a Terni, le cosiddette Cascate delle Marmore, scelte innumerevoli volte durante l'età moderna per essere rappresentate nel disegno, incisione, affresco e su tela, fino a diventare un autentico cliché iconografico. Grazie all'affermazione del Grand Tour nel XVIII secolo e all'inclusione di Terni nell'itinerario per raggiungere Roma, le Cascate delle Marmore diventerebbero rapidamente uno dei soggetti preferiti dei dipinti di paesaggi realizzati da artisti che potevano vantare un mercato internazionale ( ad es. Jan Frans Van Bloemen, Jacob More, Philipp Hackert, Louis Ducros, Camille Corot e molto altro). I trionfi commerciali mostrano come le Cascate siano diventate un'icona panoramica di rilevanza non solo umbra o italiana, ma mondiale. È quindi necessario che lo studio della sua iconografia fortunata e letteraria matura tenendo presente l'importanza e il valore universale del sito anche attraverso uno sguardo comparativo con il Lazio (in particolare le cascate del fiume Aniene a Tivoli) e l'Abruzzo (il lago Fucino prima il moderno drenaggio), sull'impatto panoramico prodotto dalle grandi opere dell'ingegneria idraulica. Con lo scopo finale di nominare la risorsa individuata nella lista UNESCO dei siti del patrimonio mondiale. |