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«Mai come oggi il suolo è inquinato, devastato, malato. Mai come oggi emerge la sua funzione di infrastruttura ambientale, capace di avvelenare o salvare il clima. Occorre fare del suolo il cardine di una profonda revisione delle politiche urbane e ambientali, e invertire lo sguardo: puntare l'attenzione sullo spazio aperto, sul suolo agricolo, e da questo muovere verso la città. La riqualificazione urbana e ambientale partirà sempre più dall'esterno: risanare e valorizzare il vuoto e l'inedificato per penetrare nella città costruita rinnovandola». L'Olocene, l'era geologica in cui viviamo, è stata chiamata Antropocene, a significare un mutamento radicale nella nostra storia: per la prima volta le attività umane influenzano ambiente e clima, per la prima volta la storia dell'umanità si intreccia con quella naturale. Il periodo che stiamo vivendo è pertanto decisivo: dal nostro comportamento deriverà il futuro del pianeta. I cambiamenti climatici cui stiamo assistendo si faranno sempre più estremi e richiederanno più efficaci politiche di mitigazione e di adattamento. Fondamentale è capirne l'origine e tentare di invertire la rotta. Un ruolo centrale in questo senso è svolto dal suolo: oggi sempre più degradato e sfruttato, impoverito e avvelenato, trasferisce nel clima tutti gli effetti tossici e disastrosi di ciò che subisce. Il cambiamento climatico ci costringe a guardarlo con occhi nuovi, a non considerarlo soltanto come supporto delle costruzioni e delle città, come paesaggio e patria, come risorsa per la produzione agroalimentare, ma anche come sistema ecologico complesso, come grande infrastruttura ambientale da cui dipende la vita del pianeta. Finora lo abbiamo osservato nella sua dimensione superficiale, non nel suo spessore, nel suo dialogo con il sotterraneo e l'involucro atmosferico. Solo rigenerando il suolo è possibile contenere la catastrofe climatica. Se poi consideriamo che a questa è intrecciato strettamente il fenomeno delle migrazioni, risulterà chiaro come, in questo periodo, la questione ambientale si innesti in quella sociale e politica. Il libro offre un'ampia testimonianza delle tante iniziative e sperimentazioni portate avanti per tentare di rispondere al cambiamento climatico. Ad accomunarle è il punto di partenza: ancora una volta la città; è questa la dimensione da cui avviare un progetto più ampio. Cominciare a innovare dalla realtà locale, avendo sempre chiara la consapevolezza della connessione irriducibile tra il più piccolo territorio e l'intero pianeta. Occorre cambiare la prospettiva da cui guardiamo alla realtà: attivare una profondità dello sguardo: sia nel senso della verticalità, nel profondo delle risorse della Terra, sia nel senso della orizzontalità, abbracciando l'intero globo. Uno sguardo capace di volgersi al passato e di confrontarsi con un futuro incerto e a rischio. |