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Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX l’Europa visse un’epoca di relativa pace, industrializzazione, affermazione e sviluppo della scienza e della tecnica e fiducia nel progresso scientifico-tecnologico. Nel contesto della Belle Époque ebbe un considerevole incremento anche la Medicina, ma rimanevano molte questioni aperte, prima tra tutte l’impari lotta contro le malattie infettive. Infatti non era ancora stata messa a punto la sintesi di molecole sintetiche antibatteriche, e diverse malattie, in primisla tubercolosi (principalmente nella sua localizzazione polmonare), rappresentavano una vera e propria “calamità” per la popolazione europea - e non solo europea - dell’epoca. La percezione romantica che si ebbe della tubercolosi nella prima metà dell’Ottocento come malattia elitaria, venne scalzata dal dilagante diffondersi negli strati meno abbienti della società, divenendo il corrispettivo di indigenza e alienazione sociale (la cosiddetta “malattia del proletariato”). La paura antropologica della malattia si stigmatizzò in innumerevoli espressioni artistiche letterarie e visive che rispecchiarono un carattere assai cupo dell’”epoca bella”. Della tubercolosi fu vittima anche Florencio Sánchez (1875-1910), che con le sue disposizioni testamentarie espresse l’intenzione di destinare il suo corpo alla dissezione e alla didattica medica, in una sorta di ultima titanica ribalta nei confronti della malattia. |