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La Roma degli Arabi è in parte il frutto di un equivoco letterario, una città immaginata come reale ma di fatto immaginaria; tale rappresentazione non nasce dalle “più pazze immaginazioni” degli Arabi, né tantomeno da un equivoco filologico, ossia una presunta omonimia araba fra le due grandi capitali – Roma e Costantinopoli –, delle quali nome e rappresentazione rimangono sempre e comunque ben distinte e separate. La Roma araba è una città reale che affonda la sua consistenza storica, topografica e culturale in una idea, la renovatio o meglio translatio Romae, ossia l’ideologia politica che vuole Costantinopoli come Nuova, e a volte unica, Roma. Il presente lavoro analizza la voce “Roma” contenuta nello Awḍaḥ al-masālik ilà ma‘rifat al-buldān wa-l-mamālik (Il più chiaro degli itinerari per la conoscenza dei luoghi e dei paesi), un lessico geografico composto da Muḥammad ibn ‘Alī al-Būrsawī, meglio noto come Ibn Sibāhī-zāde (m. 997 H./1589 d.C.). Lo studio di questa descrizione recenziore consente il recupero di dettagli inediti e inoltre permette di mettere in evidenza come, nello specifico campo della geografia arabo-islamica, l’autorità del classico si trasmetta nei secoli prevalendo al di là di ogni plausibile autopsia. |