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Il Lido di Venezia, lembo di terra emersa tra mare e laguna, è da più di un secolo luogo di villeggiatura privilegiato dei veneziani. A partire dalla nascita del primo stabilimento balneare (1857), le spiagge del Lido sono divenute meta turistica nel Novecento con l’edificazione di importanti hotel di lusso e ville in stile liberty. È in questo clima di fermento che sorge, tra il 1936 e il 1937, la colonia marina “Principi di Piemonte,” su progetto di Daniele Calabi, commissionato dal Comune di Padova, che era interessato ad avere una meta turistica in terra veneziana. Inserita in un lotto di oltre 14.000 metri quadri, la colonia si compone di volumi organizzati attorno a una grande corte ritagliata in una rigida griglia geometrica, originariamente aperta verso il mare. Tuttavia, sono significativi i processi trasformativi che nel tempo hanno modificato l’impianto, arrivando in qualche caso a tradire l’idea del progettista. A partire dall’analisi della documentazione conservata nell’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, l’articolo propone una rilettura dell’iter progettuale e del cantiere, inserendo la colonia nel contesto di sperimentazione e di innovazione di materiali e tecniche costruttive connesso alla stagione dell’autarchia. Lo studio considera infine i meccanismi in atto nel processo di riattivazione del sito che coinvolge stakeholder pubblici e privati, portando a evidenziare quanto le colonie per l’infanzia rappresentino una lente attraverso cui indagare le questioni culturali, tecniche ed economiche della conservazione e della valorizzazione del patrimonio moderno. |