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Questo articolo analizza il caso di Lea Garofalo e le modalità, attraverso cui la sua memoria è stata iscritta nel discorso pubblico italiano. In particolare, focalizza l’attenzione sul film “Lea” di Marco Tullio Giordana, dedicato appunto alla storia del femminicidio di Lea Garofalo e alla storia di sua figlia Denise Cosco. Questo caso è emblematico, in quanto mette a tema il destino e le difficoltà che incontrano le donne, quando decidono di opporsi e resistere alla cultura mafiosa e criminale delle famiglie, di cui fanno parte. Inoltre, esso sfida quegli stereotipi, ancora largamente diffusi nel senso comune, secondo i quali questi fenomeni di criminalità organizzata sarebbero diffusi prevalentemente nel sud del nostro paese. Di fatto questo femminicidio dell’n’drangheta avviene a Milano e riguarda attività criminali organizzate nel capoluogo lombardo. Parole chiave: Memoria pubblica, femminicidio, lotta alla criminalità organizzata, testimoni di giustizia This article deals with Lea Garofalo’s case and the forms that have shaped its cultural memory in the Italian public discourse. Its main focus is related to “Lea”, the movie by the Italian filmmaker Marco Tullio Giordana on the story of this femicide and the relation between Lea Garofalo and her daughter named Denise Cosco. This case is exemplary, because it concerns the destine and the difficulties encountered by women, when they decide to contrast and resist against the mafiosi culture of the families, to which they belong. Moreover, it challenges those stereotypes, still very common, according to which mafia’s and camorra’s criminal activities are overspread mainly in South Italy. This femicide has been committed by n’drangheta in the centre of Milan and it is caused through criminal activities that took place in the North part of the country. Keywords: Public memory, femicide, fight against organized crime, witnesses |