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Siamo in tanti a ricordare Mario Mieli (1952-1983) a quarant’anni dalla sua morte per suicidio dopo una vita straordinaria che aveva abolito, tra i tanti, anche il confine tra privato e pubblico. Prendendo spunto da una intervista che gli aveva fatto nel 1978 (qui riproposta) e dalla memoria dell’allora “teatro gay” di cui Mieli era uno dei maggiori esponenti, l’autore di queste note propone di pensare alla sua poetica teatrale come un aspetto centrale e altamente significativo della sua biografia e della sua eredità. |