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Questo articolo discute la storia del diritto internazionale in materia di colonizzazione, da Francisco de Vitoria ai giorni nostri. Si rivela le incongruenze e le ingiustizie nei confronti dei popoli indigeni che continuano a vincolare i loro diritti all’autodeterminazione su una base di uguaglianza con gli altri popoli oggi. Decostruendo le narrative legali dell’occupazione delle regioni polari, metterò in luce le contraddizioni al centro dei progetti coloniali e sfiderò gli avvocati internazionali – in particolari quelli ‘positivisti’ – ad interrogarsi sulle loro ipotesi riguardanti l’occupazione e la sovranità statale. Si mettono in evidenza le lacune tra la teoria e la pratica dell’occupazione delle regioni polari e si mette altresì in dubbio la legittimità delle rivendicazioni degli Stati. Anzi, si dimostra che l’occupazione Indigena nell’Artico è molto più antica e giuridicamente più forte di quella di qualsiasi stato. This article discusses the history of international law in respect of colonisation, from Francisco de Vitoria to the present day. It reveals the inconsistencies and injustices with regard to Indigenous Peoples that continue to constrain their rights to self-determination today on an equal basis with other Peoples. By deconstructing the legal explanations for the occupations of the polar regions, it demonstrates the contradictions at the heart of the colonial project and challenges international lawyers, in particular “positivist” international lawyers, to re-evaluate their hypotheses regarding occupation and state sovereignty. It highlights the gaps between the theory and practice of occupation of the polar regions and questions the legitimacy of states’ territorial claims. Instead, it shows that Indigenous occupation in the Arctic is much older and legally stronger than that of any state. |