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Proposito del presente lavoro è indagare la novità introdotta dal Regolamento estense del 1763 sull’amministrazione della giustizia feudale. Si tratta di una novità di non immediata percezione, posto che la riforma segnalava una tensione duplice e ambivalente. Da un lato, sembra che essa mirasse a razionalizzare i poteri esercitati da centri politici diversi; dall’altro, invece, che non intendesse pregiudicare quel medesimo sostrato di pluralità che ne costituiva il presupposto. Con l’obiettivo di risalire all’effettiva portata della nuova e contestata normativa, il contributo cercherà di tracciare un quadro delle intersezioni tra competenze feudali e ducali. Il reale spessore della feudalità del XVIII secolo, ricostruibile grazie al recupero dei diversi paradigmi nei quali la ‘sovranità’ del Duca si declinava, conduce a rappresentare la stessa più come riflesso, che come causa, di un più ampio ordine giuridico. |