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L’intervento si propone come una riflessione sull’insegnamento della linguistica nell’ambito dei corsi in Comunicazione interculturale. Come spesso viene sottolineato, anche recentemente in occasione degli “Stati Generali della lingua e della creatività italiane nel mondo” (2021), nell’anno delle celebrazioni per i 700 anni della nascita di Dante, l’italiano è una delle lingue più studiate al mondo. Una delle cause di questo grande interesse sembra essere la curiosità, da parte dei più giovani studenti stranieri, nei confronti delle caratteristiche del Made in Italy. Tuttavia, le imprese italiane non riescono a valorizzare adeguatamente la complessità culturale alla base del prodotto italiano, proprio a causa della incapacità di comunicare in modo efficace gli aspetti che lo caratterizzano. Molto spesso viene dato per scontato che il consumatore conosca il contesto culturale alla base del prodotto, errore che si amplifica quando il consumatore proviene da Paesi geograficamente e culturalmente lontani dal nostro. Le imprese hanno bisogno di narratori che siano in grado di raccontare in un linguaggio comprensibile al consumatore le molte caratteristiche del prodotto italiano. Un’opera di traduzione delicata e complessa che richiede un’approfondita conoscenza sia del nostro sistema di valori che di quello del destinatario della comunicazione. All’aumentare della distanza culturale dei consumatori maggiore dovrà essere l’attenzione alle modalità di comunicazione. Per comunicare nei mercati dei Paesi emergenti, in particolare orientali, è necessario non solo conoscere l’evoluzione dei media digitali, ma anche dominare gli aspetti linguistici e culturali. I testi nelle lingue straniere non possono essere la semplice traduzione dei testi italiani; al contrario, sono delle riformulazioni che tengono conto sia della diversità delle categorie culturali di riferimento delle diverse società, sia delle difficoltà di resa traduttiva degli usi linguistici della lingua italiana. Le università italiane dovrebbero dunque tenere conto della rilevanza della comunicazione interlinguistica e interculturale e valorizzare le potenzialità dei corsi in Comunicazione, altrimenti si corre il rischio di avere laureati in lingue orientali che non conoscono la comunicazione digitale e il marketing e laureati in comunicazione con poca consapevolezza della diversità linguistica e culturale. Communicating Made in Italy in an interlingual and intercultural context This paper aims at analysing the teaching of linguistics in the context of Intercultural Communication training courses. As is often emphasised, even recently on the occasion of the “Stati Generali della lingua e della creatività italiane nel mondo” (2021), in the year of the celebrations for the 700th anniversary of Dante’s birth, Italian is one of the most studied languages in the world. One of the main reasons for this great interest seems to be younger foreign students’ curiosity towards the characteristics of “Made in Italy”. However, Italian companies often fail to properly exploit the cultural complexity underlying Italian products, mainly because of their inability to effectively communicate the aspects that characterise them. Very often, in fact, it is taken for granted that the consumer should know the cultural context underlying the product, an error that is amplified when the consumer comes from countries that are geographically and culturally distant from ours. Companies need storytellers who are able to recount the many characteristics of Italian products in a language that consumers can understand. This is a delicate and complex translation task that requires in-depth knowledge of both our value system and that of the recipient of the communication. As the cultural distance of our consumers increases, more attention will have to be paid to the way we communicate. To communicate in the markets of emerging countries, especially in the Eastern Countries, it is necessary not only to be familiar with the evolution of digital media, but also to master the relevant linguistic and cultural aspects. Texts in foreign languages cannot be mere translations of Italian texts; they must be, instead, reformulations that take into account both the cultural diversity of the different societies and the difficulties in translating the idioms of the Italian language. Italian universities should therefore take into account the relevance of interlinguistic and intercultural communication and enhance the potential of Communication courses, otherwise we risk having graduates in Oriental languages who are not familiar with digital communication and marketing, and Communication graduates with little awareness of linguistic and cultural diversity. |