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All’interno della vasta gamma di interessi di ricerca relativi ai processi migratori in rapporto alla dimensione spaziale, un filone di studi ben riconoscibile nel contesto anglosassone è quello che si occupa delle dinamiche di esclusione che connotano la presenza dei migranti nel greenspace inteso come paesaggio ameno, contraddistinto da una forte connotazione estetica, identitaria ed elitaria. Black people, white landscape è l’efficace espressione usata da Julian Agyeman per indicare l’approccio critico alla marginalizzazione (persino visiva) dei migranti nel verde dotato di scenic value (paesaggi vernacolari, arcadie contemporanee, aree di pregio naturalistico): un’esclusione da un landscape of privilege che sottende d’altra parte, assai frequentemente, l’utilizzo imprescindibile della forza lavoro migrante per la sua stessa manutenzione (Duncan e Duncan, 2003). |