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This essay proposes going beyond the difference between literary writing and new communication technologies. This appears to be possible by using a genealogical perspective that can recognize the underlying relationships between communication strategies that on the surface seem different. For this, it is necessary to identify the remote and unexpected ascendancies of diverse languages at a moment when the various media express themselves in an increasingly similar style. Even literary language should be considered a medium that shapes and models reality, using codes that are anthropological before they are aesthetic. As Viktor Shklovsky, Italo Calvino, and Paolo Fabbri have shown, literary language explores reality by revealing its incompleteness. On the contrary, ordinary language is confined to that incompleteness with its standard lexicon that would claim to enclose reality within a net of pre-established recurrences. Il saggio invita ad andare oltre il divario esistente tra scrittura letteraria e nuove tecnologie della comunicazione . Questo appare possibile attraverso una prospettiva genealogica che sappia riconoscere le relazioni sotterranee che si stabiliscono tra strategie comunicative che in superficie appaiono diverse. Per questo occorre riconoscere le ascendenze remote e inaspettate dei diversi linguaggi in un momento in cui i vari media si esprimono in maniera sempre più intrecciata. Anche il linguaggio letterario va considerato come un medium che foggia e plasma la realtà utilizzando codici che sono antropologici prima ancora che essere estetici. Come hanno mostrato sia pure in maniera diversa Viktor Šklovskij, Italo Calvino e Paolo Fabbri, il linguaggio letterario esplora la realtà, rivelandone l’incompiutezza alla quale è inchiodato il linguaggio ordinario: quel lessico usuale che pretenderebbe di racchiudere la realtà entro una griglia di ricorrenze prestabilite. |