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In qualsiasi adattamento artistico, il testo di partenza si ibrida con le differenti forme testuali, audiovisive e performative con cui entra in contatto e alla fine diventa qualcosa di diverso. Tuttavia, c’è anche un tipo di adattamento che non avviene attraverso un processo dinamico di passaggio, in quanto è già insito nell’opera stessa. Focalizzandomi sull’affermazione di Bruce Springsteen secondo la quale egli scrive le sue canzoni perché siano dei film, provo a identificare i meccanismi cinematografici che rendono una canzone la colonna sonora della sua traccia visiva. In un sistema di narrazione transmediale, il processo potrebbe essere definito come transautorialità: l’oggetto che esperisce il passaggio non è l’opera – che preserva la sua caratterizzazione audiovisiva originale –, ma la considerazione da parte dell’autore di quello specifico lavoro come un codice che non coincide direttamente con il modello iniziale. Tenendo in considerazione le osservazioni di Ennio Morricone sulle qualità cinematografiche di Springsteen, l’analisi dovrebbe dimostrare come musica e cinema interagiscano in molte delle sue canzoni al fine di allargare e approfondire le loro strutture narrative originali. |