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A partire da una riflessione sul significato dell’essere “migrante”, la proposta di un monumento in memoria della strage dei 368 migranti avvenuta in prossimità delle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013, si ri-significa nell’idea più generale di un monumento alla ragione umana, e quindi all’uomo in sé, indistinto per razza o provenienza. Il monumento è quindi pensato anzitutto per rivelarsi in quanto opera umana il cui fine è accogliere e celebrare l’uomo. In questo senso, riprendendo un tema caro all’architettura dell’Illuminismo, la proposta si configura in prima istanza come una possibile risposta in termini formali al tema del monumento architettonico-figurativo. A partire da un’informe massa originaria, la figura del monumento si disvela mediante un procedimento di sbozzatura tipico dell’arte scultorea, “levando” – per usare le parole di Michelangelo – il superfluo di modo da liberare dal blocco intonso e monolitico una forma già esistente in potenza, portatrice della ratio umana che l’ha prodotta. |