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Il contributo si propone di indagare le questioni attinenti alla proprietà e ai meccanismi amministrativi e giuridici che regolavano l’organizzazione delle aree sepolcrali nonché lo statuto e le modalità di acquisizione, uso e trasmissione delle tombe nel mondo greco. A tal fine il quadro, relativamente più ampio, che emerge dall’analisi della documentazione dell’Atene classica (e in minor grado da Gortina e Anfipoli) viene messo a confronto con quello offerto dall’epigrafia di Rodi, Kos e altre città dell’Asia Minore in età ellenistica e romana. Nel caso di Atene, meglio nota è la situazione concernente i recinti funerari familiari che, dovunque fossero posti, erano certamente di proprietà privata e come tali, nonostante il loro ruolo «identitario» nella vita sociale e religiosa, potevano essere oggetto di compravendita. Si deve in ogni caso presupporre che l’organizzazione delle aree sepolcrali avvenisse innanzitutto in virtù del coinvolgimento della polis e dei suoi magistrati. Meno chiaro è lo statuto giuridico delle necropoli in cui venivano allestiti i lotti per la sepoltura dei cittadini di minore livello economico, dei meteci e degli schiavi che dovevano, secondo i casi, essere gestiti dalla città o, localmente, dai demi. Mentre la documentazione ateniese offre informazioni soprattutto sulle tombe individuali o familiari, le testimonianze epigrafiche provenienti da Kos e Rodi aprono uno spiraglio sul ruolo sempre più importante svolto dai koina (in particolare eranoi e thiasoi) a partire dal IV-III sec. a.C. nell’assicurare spazi comuni e riti funebri appropriati alle variegate componenti della popolazione escluse dalla cittadinanza. Essi diventavano in tal modo uno degli strumenti mediante i quali gli stranieri, interagendo al loro interno con i cittadini, aggiravano le limitazioni connesse al loro status e si assicuravano un luogo per la sepoltura e per essere ricordati anche dopo la morte. The aim of this paper is to explore a number of questions concerning the ownership of grave plots and the legal and administrative mechanisms governing the development and organisation of «cemeteries» as well as the status, use and conveyance of tombs in the Greek world. To this end, the picture emerging from the relatively ample documentation, literary and epigraphic, from Classical Athens (and also from Gortyn and Amphipolis) is compared with the one offered by the inscriptions of Rhodes, Kos and other cities of Asia Minor in Hellenistic and Roman times. In the case of Athens, we are better informed on the legal status of funerary enclosures (periboloi): wherever they were located, they were certainly private property and as such, despite their role in defining identity in social and religious life, could be the object of sale transactions. It can at any rate be surmised that the spatial organisation of burial grounds implied some sort of involvement on the part of the polis and its magistrates. Although information is almost totally lacking, this must be even truer for those burial areas where graves of poorer citizens, non-citizens and slaves were located. Although the legal and administrative mechanisms remain obscure, they must have been managed by the city or, locally, by demes. While the Athenian documentation offers information especially on individual or family tombs, the epigraphic evidence from Kos and Rhodes casts light on the increasingly important role played by associations (in particular eranoi and thiasoi) – starting from the IV-III century. B.C. – in ensuring common spaces and appropriare funerary rites to the diverse members of the population excluded from citizenship. Such funerary koina became one of the ways by which foreigners socially interacted with citizens and, circumventing the limitations connected to their status, obtained a place to be buried and remembered after death. |