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Quando nel 1819 uscirono le prime Canzoni leopardiane, Pietro Giordani definì la grandezza del poeta come « smisurata, spaventevole », giacché definì il genio recanatese : « stupendo e tremendo ». E, a distanza di quasi due secoli, il ritratto critico di Citati così – da subito – lo definisce : « Leopardi fa spavento; è lo stesso sentimento che, dopo tanto tempo, domina coloro che lo leggono, lo rileggono, cercano di scriverne e insieme comprendono che è un’impresa impossibile » (p. 71). Atte... |