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In this essay, I offer reflections that emerged from my ethnographic research on board search and rescue ships in the Central Mediterranean between 2019 and 2021. I previously outlined the theoretical and epistemological foundations for these thoughts, initially in the context of the project “Ermenautica. Saperi in Rotta” at Sapienza - University of Rome and later as part of my doctoral studies in anthropology at the University of Turin. Today, different “currents” – cultural, political, and symbolic – cross the Mediterranean. When they meet aboard seagoing vessels, these currents construct a highly diverse range of shared spaces. Exploring both the macro-structure and some of the micro-practices that constitute these spaces, I attempt to point up some of the contradictions – between humanitarian logic and activist demands, between efficiency and processes of dehumanization, between formal rationality and the unpredictability of events – that arise in the construction of a sense of belonging on board a large SAR ship. L’articolo intende restituire alcune delle riflessioni emerse a partire dall’etnografia condotta a bordo di varie navi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale tra il 2019 e il 2021. Le basi teoriche ed epistemologiche di simile campo d’indagine sono state delineate e sviluppate entro il contesto del progetto Ermenautica - Saperi in Rotta di Sapienza Università di Roma e poi nel percorso dottorale presso l’Università di Torino. La costruzione di spazi condivisi a bordo di una nave o di una barca può avere caratteristiche radicalmente diverse in relazione alle “correnti” – culturali, politiche, simboliche – che attraversano il mare in cui essa naviga. Nel reciproco implicarsi di macrostruttura e micro-pratiche, l’articolo tenterà di evidenziare alcune delle contraddizioni – tra logica umanitaria e rivendicazione militante, tra efficienza e disumanizzazione, tra razionalità formale e imprevedibilità – per come si danno nel processo di appaesamento dentro una grande nave SAR. |