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Lo studio di Camerana e Galdi, notevole per la mole e per la genialità dei concetti, fu eseguito in poco più di due anni di intenso lavoro, “condotto con passione pari all’ingegno, senza altri mezzi che la sua tenace volontà (quella di B. Galdi, n.d.r.) e una vecchia bicicletta che gli serviva per i frequenti trasferimenti attraverso le aspre strade dell’Appennino”. L'opera di Camerana e Galdi fu molto apprezzata nell’ambiente scientifico italiano. Lo studio vero e proprio fu preceduto da un rapporto preliminare, presentato nel maggio 1910 all’Ispettorato delle Miniere. Tuttavia, non avendo il Regio Ufficio geologico ancora provveduto alla stesura di una carta geologica della regione emiliana, si resero necessari nuovi rilievi “tettonici”, completati dall’Ing. Galdi, che consentirono di raggiungere la base cartografica e geologica definitiva dello studio finale. L’attenzione di Camerana e Galdi fu rivolta in particolare alla localizzazione precisa di ogni manifestazione superficiale di idrocarburi anche sotto il profilo cartografico. Occorre ricordare che in quegli anni non esistevano ancora tecniche di prospezione geofisica in grado di individuare potenziali serbatoi sepolti di idrocarburi, e l’attenzione dei prospettori doveva essere tutta rivolta alle tracce e agli indizi che le sole evidenze di superficie potevano offrire. |