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La rappresentazione della forma della luce richiede una ricerca di soluzioni espressive sempre diverse, sia in ambito visivo sia letterario, che in epoca moderna mettono in discussione il ruolo interpretativo dell'uomo nei confronti del paesaggio. L'indagine della riflessione storico-artistica di Francesco Arcangeli, allievo di Roberto Longhi, consente di delineare una possibile riconciliazione nel rapporto quasi del tutto compromesso tra uomo e natura. Il critico d'arte bolognese, riannodando i fili che legano arte informale e romanticismo, ha proposto il concetto di “tramando”, come riconfigurazione continua della tradizione per formulare inesplorate ipotesi espressive, che si rivela strumento indispensabile per riscoprire le radici del discorso sulla visività degli scrittori italiani tra gli anni Quaranta e Sessanta. Il volume, grazie all'analisi di scambi epistolari inediti, ricostruisce i legami intellettuali tra Arcangeli, il pittore Ennio Morlotti e alcuni “amici scrittori” (Giuseppe Raimondi, Attilio Bertolucci, Giovanni Testori), accomunati dalla volontà di mantenere viva una certa tradizione culturale anche in un'epoca che segna la crisi dell’uomo occidentale sempre in rivolta contro il proprio destino. |