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In questo saggio sostengo - in parziale disaccordo con Corte cost., sentt. n. 300 e 301 del 2003 - che le fondazioni di origine bancarie non vanno funzionalmente assimilate al genere delle fondazioni di cui al Libro I c.c., bensì a quello dei soggetti del Terzo settore o del privato sociale, e che - non essendo dunque libere come le prime di ritenersi integralmente enti privati - hanno il dovere di partecipare attivamente ai procedimenti istituzionali di programmazione e pianificazione degli interventi che riguardino i campi materiali che esse abbiano individuato come settori "prevalenti" della propria attività. Qui esaminando in specifico quello dei servizi sociali in rapporto ai Piani di zona. Sostengo inoltre che dette fondazioni possano rinvenire la loro propria collocazione istutuzionale (non tanto nell'art. 42, comma 2, Cost., come sostenuto da prevalente dottrina, quanto piuttosto) nell'art. 38, comma 4, Cost. |
