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Scopo di questa nota è di presentare inusuali evidenze strutturali e giaciturali rilevate in un sito archeologico d’età romana scoperto presso Bologna in occasione di lavori di cava di materiale ghiaioso tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Lo scavo è già stato oggetto di presentazione e ad essa si rimanda per i dettagli della periodizzazione. Nella presente sede si focalizza per la prima volta l’attenzione su assetti delle strutture e dei materiali che per la loro peculiarità avevano già destato interesse in sede di scavo, senza però costituire oggetto di alcuna trattazione specifica. Si sottolinea che essa costituisce contributo preliminare, elaborato sulla sola scorta dei dati d’archivio conservati presso la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, rappresentando pertanto un recupero/rilettura critica a posteriori che, benché priva di ulteriori evidenze di campagna, si configura, per consistenza e congruenza interna dei dati, tale da meritare comunque adeguata attenzione. Il titolo vuole ricordare come, in ogni caso, la cautela sia d’obbligo nella interpretazione di tale tipologia d’evidenze, come sempre sottolineato nella più recente bibliografia sull’argomento. La rarità, infine, con cui nei contesti archeologici si presentano evidenze cautelativamente imputabili ad attività paleosismica, invita a suggerire la possibile rilettura in tale chiave di altri contesti archeologici e a proporre quali classi monumentali possano eventualmente essere foriere di ulteriori indicazioni in merito nell’immediato futuro. passate in rassegna le pressochè inesistenti attestazioni cosismiche a livello regionale, escluse tutte le altre cause possibili, si conclude che almeno un evento sismico , indicativamente databile tra terzo e quarto secolo d.C. , deve essere all’origine delle forti deformazioni strutturali rilevate nel sito archeologico e che queste possono essere compatibili con l’attività sismica già storicamente testimoniata in loco anche recentemente. |