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Negli anni tra le due guerre mondiali ebbero larga circolazione, soprattutto in Europa e in America Latina, teorie e progetti di riforma istituzionale incentrati sui principi del corporativismo. Protagonisti furono intellettuali e politici di diverso orientamento e il tema investì quasi tutte le maggiori correnti dell’epoca. È innegabile però che, sul piano ideologico, furono soprattutto i movimenti e i regimi autoritari a volersi identificare apertamente con il corporativismo. In questo contesto, l’Italia fascista occupò, sin dai primi anni, un posto centrale. L’articolo prende in esame il ruolo che l’Italia svolse nella circolazione transnazionale dell’idea corporativa e le diverse forme che esso assunse: la propaganda all’estero condotta dalle istituzioni italiane; l’attenzione che all’Italia accordarono politici e intellettuali europei, statunitensi o latinoamericani; le analisi prodotte dagli antifascisti in esilio e la loro partecipazione a network transnazionali; i dibattiti istituzionali in tema corporativo che ebbero luogo all’interno dell’Organizzazione internazionale del lavoro. |
