Přispěvatelé: |
Alfonso Albacete, Marc Augé, Remo Bodei, Andrea Borsari, Giuliano della Casa, Massimo Cacciari, Francesco Dal Co, Javier de Lucas, Roberto EspositoAntonio Fernández Vicente, Alejandro García, Víctor Gómez Pin, Amando González, Irving Lavin, Eva Lootz, Antonio Lucas, Antonio Martínez Mengual, Javier Maseda, Sami Naïr, Carlo Ossola, Carolina Parra , Nacho Ruiz, Francisca Pérez Carreño, Isidoro Reguera, José Enrique Ruiz-Domènec, Berta Sichel, Nieves Soriano, Javier Teixidor, Teresa Vicente Giménez, Pablo Jarauta, Pedro Medina, Francisco Jarauta., Pablo Jarauta e Pedro Medina, andrea borsari |
Popis: |
Lungo il confine che va dalla plasticità e fluidità di forme della metamorfosi e, passando per l’irrigidimento della maschera, raggiunge il diniego e la sottrazione dell’antimutamento, Elias Canetti, all’interno del suo grande polittico sulla massa e il potere, si sofferma su un’antica leggenda indiana e di lì prende le mosse per ricostruire la figura che indica “simulazione”, “camuffamento”, “mascheramento”, “travestimento”, “finzione”, “contraffazione”. A illustrare il significato genuino della “configurazione” amichevole nella quale se ne nasconde una nemica, Canetti riferisce e commenta la storia intitolata all’Asino nella pelle di tigre. In termini conoscitivi, con “l’animale come figura di pensiero” siamo in una zona attigua alla propensione blumenberghiana a contornare la dimensione inconcettuale del pensiero attraverso le immagini, le storie e gli aneddoti e a ridefinire con l’asindotica riemergenza della “pensosità” l’interrogazione su ciò che ci è più proprio come esseri umani. La radicalità del gesto canettiano irride la tradizione dell’arte della prudenza e si concentra sulla dimensione creaturale dell’epilogo che l’aneddoto ci mette in evidenza. La fine brutale della creatura ignara ingannata dal potente – la moneta corrente del potere è la minaccia di morte – che uccide la possibilità di metamorfosi insieme all’animale, così come si serve della pelle d’asino e perverte nella caccia l’uso metamorfico e l’antico rituale sciamanico di indossare una pelle animale per entrare nel regno dei morti , ci spinge in conclusione ad avvertire tutto il pathos etico e aisthetico, il “più vita” che emerge con forza a Marrakesch, nella paradossale e non consolatoria coincidentia oppositorum dell’esplosione erotica nonostante tutto di “quella miserabile, vecchia, debole creatura”. |