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Lo studio della guerra fredda in medioriente offre un punto di vista pri- vilegiato per analizzare le modalità di intervento dei due campi nei paesi sorti dalla decolonizzazione del XX secolo. Infatti, la loro analisi permet- te di verificare l’intreccio tra le relazioni bipolari e le trasformazioni del rapporto Nord-Sud in epoca post-coloniale. Il medioriente è sempre stato parte integrante dei processi di trasforma- zione globale, ma si caratterizzò anche per la sua subalternità nelle nuove gerarchie di potere del XX secolo. Questa subalternità non significò tut- tavia un adattamento passivo a politiche e forme istituzionali imposte dai due campi della guerra fredda: la subalternità diede vita ad un processo di traduzione delle istituzioni economiche e politiche della modernità, in particolar modo lo stato-nazione e lo sviluppo industriale, che coinvolse la soggettività delle forze politiche della regione, le quali rielaborarono e applicarono le nuove istituzioni sulla base delle condizioni locali. Dato che queste differivano da regione a regione, ne nacque di volta in volta una nuova, diversa ed originale sintesi istituzionale. Sintesi mai data una volta per tutte, ma anch’essa soggetta a trasformazioni nel tempo e nello spazio. Le traduzioni della modernità nel medioriente si ripercossero a loro volta nell’economia e nella politica internazionale. Il contributo della regione e delle sue forze variò negli ambiti e nel tempo: ad esempio, mag- giore fu il suo contributo riguardo agli sviluppi della politica energetica mondiale; importante fu quello in ambito finanziario; altrettanto in quel- lo relativo all’elaborazione di dottrine militari in confitti regionali o di guerriglia. Minore fu, invece, il contributo diretto allo sviluppo industria- le e manifatturiero a livello globale. |