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Il volume, collettaneo, nasce dall'esigenza di studiare il Giro d'Italia a 100 anni dalla nascita. Questo saggio, in particolare, si è concentrato sul significato intrinseco ai primi Giri, in particolare sull'intento di far conoscere a un pubblico più ampio di quello colto, borghese o aristocratico, il territorio italiano. Avvalendosi in modo particolare ma non esclusivo dei numeri della difficilmente reperibile Gazzetta dello Sport tra il 1908 e 1914 e della Rivista del Touring Club Italiano tra 1896 e 1911, è emersa la comunanza di intenti tra questi due soggetti, uniti nella volontà non solo di far crescere il movimento turistico nel Paese o l'industria meccanica della bicicletta, ma soprattutto di fornire un contributo importante al processo di nazionalizzazione delle masse, vale a dire all'innalzamento della coscienza nazionale della popolazione, utilizzando in primo luogo alate descrizioni paesistiche, sfacciatamente trasfigurate dalla retorica, dei luoghi e territori attraversati dalla corsa, allo scopo di eccitare nei lettori, spesso appartenenti ai ceti sociali più popolari, quell'amore verso la patria che era considerato il miglior antidoto alla diffusione di ideologie eversive come il crescente socioalismo. L'obiettivo, già presente nei motivi fondanti del TCI a fine Ottocento, trovò nella Gazzetta un perfetto alleato e continuatore, come l'analisi dei rispettivi contributi ha dimostrato. Specialmente il primo Giro fu il frutto di una stretta sinergia tra TCI e Gazzetta, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello dello scopo finale. Siamo d'altronde in piena età giolittiana, quando nasce il primo movimento conservazionistico nei confronti del paesaggio italiano, che aveva precisi intenti nazionalizzanti, come le ricerche di Luigi Piccioni sul "volto amato della Patria" e quelle di Roberto Balzani sulla nascita della prima legislazione per la tutela dei Beni culturali e ambientali (non a caso nel 1909) hanno dimostrato. Il saggio, breve per la forma che si è voluta dare all'opera e per la difficoltà a reperire archivi forniti di documenti dell'epoca (quelli del TCI e della Gazzetta dello Sport non lo sono), intende quindi inserirsi in questo filone di studi, e contribuire, pur con un piccolo tassello, alla ricostruzione di un'epoca di grande fervore nazionalizzante, che compenetrò diversi campi, e che di lì a pochi anni trovò nella Grande guerra un evento così traumatico da far cadere nel dimenticatoio, per la sua portata enorme, gli sforzi compiuti in precedenza per creare una coscienza 'italiana' allargata a tutte le fasce sociali. |