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l contributo indaga il nesso poco esplorato tra Balcanismo e costruzione sociale della migrazione forzata in Italia, a partire dalle pratiche discorsive di operatori sociali e amministratori locali che si trovano coinvolti in fenomeni migratori diversi, quali l’onda lunga delle migrazioni dei primi anni Novanta e la crisi dei migranti del 2015 lungo la cosiddetta rotta balcanica. Pur nella diversità dei loro ruoli istituzionali e dei contesti di intervento (Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Ro- magna), i nostri interlocutori hanno riprodotto discorsivamente lo spazio balcanico come luogo connotato da una spiazzante ambiguità, incarnata anche da chi vi proviene o lo attraversa. L’articolo interroga l’intersezione del discorso balcanista con il sistema europeo e italiano di governance delle migrazioni, per esplorare i modi con cui le trasformazioni che marcano precisi regimi di mobilità si articolano con la quotidiana costruzione di confini simbolici e gerarchie morali nella società italiana. |