Il fenomeno della multi-morbosità in Emilia-Romagna

Autor: LENZI, JACOPO, PIERI, GIULIA, RUCCI, PAOLA, FANTINI, MARIA PIA
Přispěvatelé: Lenzi J., Pieri G., Rucci P., Fantini M.P.
Jazyk: italština
Rok vydání: 2014
Předmět:
Popis: INTRODUZIONE: In seguito ai progressi nella riduzione e nel controllo della diffusione delle malattie infettive, la maggiore sfida per i Sistemi Sanitari è oggi rappresentata dall'aumento della prevalenza delle malattie croniche, ormai divenute la principale causa di mortalità e morbosità in Europa, nonché un problema emergente nei paesi a basso e medio reddito. Occorre tuttavia tenere a mente, come evidenziato dalla più recente letteratura, che la condizione cronica più comune per molti pazienti adulti è la multi-morbosità, ovvero la presenza di due o più patologie croniche (Barnett, 2012). Le stime di prevalenza della multi-morbosità variano in maniera sostanziale tra i diversi paesi e, ad oggi, sono pochi gli studi che descrivono l’epidemiologia di questa condizione (Salive, 2013). Il presente studio si propone di stimare la prevalenza della multi-morbosità nella popolazione residente dell’Emilia-Romagna, a partire dai flussi amministrativi correnti. MATERIALI E METODI: Sono stati individuati i pazienti maggiorenni che, nel quinquennio 2008–2012, avessero almeno un ricovero ospedaliero riportante, tra le patologie primarie o secondarie, uno dei codici di diagnosi ICD-9-CM mutuati dagli algoritmi di Charlson e di Elixhauser (fonte: Scheda di Dimissione Ospedaliera). In tutto sono state considerate diciassette classi di patologia. Sono stati inoltre individuati gli assistiti con almeno due prescrizioni in data distinta di antidiabetici e antipertensivi nell'arco di 365 giorni (fonte: Assistenza Farmaceutica Territoriale e Farmaci a Erogazione Diretta). La prevalenza di multi-morbosità, intesa come la presenza di due o più patologie croniche, è stata calcolata ponendo a denominatore la popolazione maggiorenne nel medio periodo di osservazione (fonte: Regione Emilia-Romagna). I valori di prevalenza stratificati per Azienda Sanitaria Locale (ASL) e cittadinanza sono stati standardizzati per genere ed età. RISULTATI: Nel quinquennio 2008–2012 sono stati osservati 905.707 soggetti maggiorenni con una sola patologia cronica (prevalenza: 24,4%) e 604.856 pazienti con multi-morbosità (prevalenza: 16,3%). La prevalenza di multi-morbosità è più alta tra gli uomini (14,0%) rispetto alle donne (15,6%). Il dato è simile nelle diverse ASL, a dimostrazione del fatto che, nell'ambito regionale, il fenomeno è sostanzialmente omogeneo. Inoltre, come si evince dalla Figura 1, la prevalenza di multi-morbosità aumenta all'aumentare dell’età: a partire dai 60 anni più di metà della popolazione ha almeno una condizione cronica e, dai 70 anni in avanti, il 30% circa dei soggetti può definirsi affetto da multi-morbosità. A partire dal 78° anno d’età circa, la prevalenza di multi-morbosità supera quella di mono-morbosità. Tra le condizioni incluse nell'algoritmo, le più prevalenti sono l’ipertensione (35,6%), il diabete (7,6%), i tumori non metastatici (4,9%), la malattie cerebrovascolari (4,0%) e lo scompenso cardiaco (3,4%). Gli stranieri, rispetto ai cittadini italiani, hanno prevalenze di mono- e multi-morbosità assai più contenute. In seguito a standardizzazione per genere ed età, la prevalenza di stranieri con multi-morbosità, benché bassa, risulta comunque superiore alla prevalenza di stranieri con mono-morbosità. CONCLUSIONI: In Emilia-Romagna si registra un’alta prevalenza di soggetti con almeno due patologie croniche. Secondo i dati Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari (Indagine Multiscopo sulle Famiglie, 2012), in Italia le persone con multi-morbosità sono pari al 20,4%, con una prevalenza del 49,4% nella fascia d’età 54–74 anni e del 69,4% negli ultrasettantacinquenni. Tali differenze potrebbero essere in parte spiegate dal fatto che, diversamente dall'indagine Istat, il presente algoritmo non considera alcune rilevanti condizioni patologiche quali depressione, ansietà cronica grave, celiachia, cefalee, artrosi/artrite e osteoporosi. Dall'analisi emerge che gli stranieri, rispetto ai cittadini italiani, hanno prevalenze di mono- e multi-morbosità molto più contenute. Si può quindi ipotizzare che i cittadini immigrati, presumibilmente di prima generazione e in cerca di lavoro, portano con sé un capitale di salute che ne fa un gruppo mediamente più sano rispetto alla popolazione residente. Questo processo di selezione prende il nome di "effetto migrante sano" (in inglese "healthy immigrant effect") (Gushulak, 2007). In seguito a standardizzazione per genere ed età, notiamo come la prevalenza di stranieri con multi-morbosità, benché bassa, risulti comunque superiore alla prevalenza di stranieri con mono-morbosità. Tali evidenze sono in linea con quanto descritto dell’ambito del progetto VALORE (Buja, 2013).
Databáze: OpenAIRE