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Nel corso degli anni Novanta artisti, critici, animatori e autori televisivi hanno intuito la possibilità di un fruttuoso dialogo tra le rispettive aree di competenza. Questo rapporto tra arte e televisione si è svolto tuttavia all’insegna di un ripensamento reciproco delle due entità: in alcuni casi il medium ha condizionato gli artisti al punto da indurli a definire apposite modalità operative o a trasformare le proprie opere, in altri, invece, è stata la veicolazione delle opere stesse a “reinventare il medium”. Le incursioni performative attuate dai duo Formento Sossella e Arpiani Pagliarini per programmi popolari come Blob, Forum e Uomini e Donne sono indicative di un assottigliamento tra realtà e finzione che è propria del mondo televisivo e che, non a caso, interessa anche buona parte dell’arte italiana del decennio. La trasmissione a Fuori Orario, su Rai Tre, di rassegne quali Prima Puntata e Arte Video TV, a metà del decennio, attesta invece l’inattesa possibilità di ridefinire il televisore come una sorta di installazione artistica, ovvero come estensione di specifiche occasioni espositive. L’attività di Leonardo Carrano per L’Angelo (Fininvest) e la collaborazione tra Paolo Canevari e Alberto D’Amico nell’ambito di Blobcartoon (Rai Tre) costituiscono infine due interessanti casi di spostamento semantico dell’opera e di dissolvimento della sua unitarietà all’interno dei nuovi paradigmi visuali. Il contributo prende in esame queste esperienze verificandone di volta in volta i rispettivi risvolti. |