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Il saggio ricostruisce la scientia iuris in merito alla riconducibilità o meno alla truffa delle condotte di sedicenti maghi e streghe. La formulazione del legislatore «artifizi o raggiri atti ad ingannare o a sorprendere l’altrui buona fede», infatti, si proponeva di disciplinare non solo le condotte truffaldine già contemplate, ma anche le astuzie sempre nuove e sempre più sottili escogitate per raggiungere il fine criminoso. Tale formulazione lasciò ampio spazio di intervento a giurisprudenza e a dottrina, che cercarono di precisarne il contenuto e di delinearne i confini |