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Il contributo si propone di analizzare il rapporto dottrinale tra l’opera di due fra i più grandi maestri bolognesi di notariato del XIII secolo: l’Ars Notariae di Salatiele e la Summa totius artis notariae di Rolandino, che vengono esaminate in particolare rispetto alla concezione del formulario e alla sua evoluzione, in più ampia relazione con la normativa giuridica e con la prassi processuale. Il contributo si presenta suddiviso in due parti: una prima nella quale si ripercorre il contesto storico-giuridico generale dall’età tardo-antica al Medioevo, attraverso la pratica giudiziaria dell’età romano-barbarica, per inquadrare l’evoluzione subita dai formulari notarili in relazione al rapporto processo-documento scritto e per meglio apprezzare le motivazioni di quello che viene definito dalla dottrina come il “crollo dei formulari” (Tjäder) del periodo alto-medievale; nella seconda parte si analizzano nello specifico le vicende editoriali, scientifiche e politiche che videro contrapporsi nella Bologna della metà del Duecento Rolandino e Salatiele alla luce della diversa concezione che i due maestri avevano del notariato e della pratica notarile e processuale, in un momento, il XIII secolo, che rappresenta la fase decisiva di ricostruzione del rapporto tra legislazione e prassi notarile, che si estrinseca nel formulario, e che nel corso di questo secolo si arricchisce della riflessione teorica e dottrinale proprio della scuola bolognese. |