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Oggi l'industria chimica è impegnata non solo a limitare i danni sull'ambiente, ma anche ad offrire soluzioni valide ed economiche al riciclo dei rifiuti di altre lavorazioni e delle nostre attività domestiche. L'indagine storica rivela che questa evoluzione cominciò nella seconda metà del XIX, anche per effetto di nuove leggi che ponevano un freno alla licenza d'inquinare. Un esempio tipico è quello dell'industria della soda (carbonato di sodio, Na2CO3), basata sul processo Leblanc che, nella prima metà del secolo XIX, specie in Gran Bretagna, causò danni ambientali di inaudita gravità. Il lavoro si occupa della prima legge per la tutela dell’ambiente, promulgata il 28 luglio 1863, sotto la Regina Vittoria, allo scopo di abbattere le emissioni inquinanti di acido cloridrico derivate dalle fabbriche di soda. La legge è nota come Alkali Act e, con varie integrazioni, estensioni e modifiche ha resistito fino ai primi anni del secolo XX. Durante i primi anni di applicazione della legge non si sapeva come smaltire o utilizzare l'acido cloridrico condensato e il suo trasporto per ferrovia piuttosto oneroso. Così si tentò in ogni modo di ricavarne cloro. Si deve a Gossage il brevetto che ricorrendo all'ossidazione dell'acido cloridrico con biossido di manganese era in grado di recuperare lo stesso ossidante dopo aver trasformato il cloruro di manganese (MnCl2) in idrossido e fatto reagire questo con l'ossigeno dell'aria. La realizzazione industriale si ebbe con Weldon nel 1866 e fu perfezionata da Deacon e Hurter nel 1882. La produzione del cloro e del cloruro di calce, da usarsi specialmente come sbiancante, rese economicamente vantaggioso il recupero del sottoprodotto più nocivo del processo Leblanc e favorì l'applicazione dell'Alkali Act. |