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Obiettivo: confrontare l’andamento della mortalità infantile, neonatale e post-neonatale in Italia dal 1991 al 2005 sia a livello nazionale sia tra le tre grandi macro-aree geografiche (Nord, Centro, Sud-Isole). Disegno: studio osservazionale basato su statistiche sanitarie correnti. Setting e partecipanti: l’analisi riguarda le coorti dei nati (fino al primo anno di vita) in Italia dal 1991 al 2005. Principali misure di outcome: tassi triennali e quinquennali dimortalità infantile (decessi entro il primo anno di vita), neonatale (entro il primo mese di vita) e post-neonatale (tra il primo mese e il primo anno di vita), rischi relativi, frazione attribuibile. Risultati: durante il periodo in studio il tasso di mortalità infantile si è ridotto in modo statisticamente significativo da 7,72 casi ogni 1.000 nati vivi (triennio 1991-1993) a 3,91 casi (triennio 2003-2005), il tasso di mortalità neonatale da 5,87 a 2,84 e il tasso dimortalità post-neonatale da 1,85 a 1,08.Nonostante queste riduzioni significative, continuano a persistere importanti differenze nelle diverse aree geografiche con un forte svantaggio nelle regioni meridionali: nel quinquennio 2001-2005 l’eccesso di mortalità delle regioni del Sud verso quelle del Nord è ancora del 37%. Dal 1998, a seguito di cambiamenti legislativi, la banca dati dei Certificati di assistenza al parto (CedAP) e quella dei Certificati dimorte entro il primo anno di vita non possono essere linkate. Conclusione: durante il periodo 1991-2005 l’Italia ha sperimentato una significativa riduzione dellamortalità infantile,ma continuano a persistere importanti disparità geografiche. L’impossibilità di linkare diversi flussi amministrativi correnti rappresenta un notevole limite alla possibilità di condurre studi analitici attuali per indagare i determinanti e le differenze geografiche della mortalità infantile in Italia. |