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Il coinvolgimento del Corti nello studio di malattie degli animali non costituì un fatto occasionale. Per affrontare la peste bovina ed altre malattie degli animali si erano attivati grandi medici come Cogrossi, Fracastoro, Lancisi, Malpighi , Ramazzini , Redi, Vallisnieri ed altri. Corti fu certamente influenzato dal Muratori, dagli Enciclopedisti e da Spallanzani che credevano nella unicità della scienza. Durante la vita del Corti si verificarono, si può dire in continuazione, epidemie nell’uomo e negli animali (epizoozie). Negli animali furono segnalate peste bovina, pleuro-polmonite contagiosa (polmonera o polmonea), carbonchio ematico, vaiolo ovino nonché epidemie non identificate in bovini, ovini, suini, equini, pollame e cani di varie regioni. La pressione delle epidemie degli animali (affrontate da importanti scienziati che però avevano in altri settori i propri interessi principali), lo sviluppo dell’agricoltura (sostenuto da scuole di economia come quella dei fisiocrati) e la spinta di intellettuali e governanti illuminati, nonché l’emergere dello specialismo misero in evidenza la necessità di una attenzione specialistica per la sanità animale. Nel campo dell’agricoltura sorgono le scuole ed accademie agrarie e viene introdotta una terminologia scientifica appropriata; nasce l’estimo agrario; si passa dallo sfruttamento dei pascoli alla coltivazione del suolo; si perfezionano le tecniche e si intensificano gli studi di economia. L’introduzione del microscopio sollecita ricerche, tra le quali quelle del Corti. Tra gli avvenimenti epocali che caratterizzarono il periodo, troviamo la scoperta del vaccino contro il vaiolo da parte di Jenner ed il rapido diffondersi della vaccinazione antivaiolosa. La perizia sulle malattie dei bovini comparse nel reggiano fu richiesta al Corti dal Magistrato della Sanità e che egli si avvalse dell’opera di un medico e di un chirurgo, nonché di maniscalchi. L’esame necroscopico veniva usato abitualmente con perizia. Alla scelta del Corti contribuirono certamente le sue esperienze nel campo della patologia vegetale e la sua perizia come microscopista. Per quanto riguarda la prima malattia, le infezioni presenti nella zona in quell’epoca che si possono supporre sono il carbonchio (intestinale), la corizza gangrenosa, la coccidiosi (“diarrea rossa“), la paratubercolosi (“mal del canale”). Per quanto riguarda la seconda malattia, dovrebbe trattarsi di pleuro-polmonite contagiosa (polmonera), chiamata in quei tempi “polmonea”, infezione allora frequente, che poi è stata eliminata. Interessanti i capitoli nei quali si raccomanda l’isolamento dei bovini “febbricitanti nella malattia suddetta”, dei bovini “attaccati da tosse semplicemente, ma senza febbre” e delle “bestie sane”. Ma per noi moderni è di grande interesse il discorso sulle cause predisponesti (ambientali, igieniche, lavorative). Il timore che si tratti di “male attaccaticcio” è costantemente incombente. In considerazione delle competenze del Corti, non poteva mancare l’aggancio alle “Osservazioni meteorologico-medico-botaniche”. |