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Claudio Coletta, Sara Colombo, Paolo Magaudda, Alvise Mattozzi, Laura Lucia Parolin, Lucia Rampino, F. Celaschi, E. Formia |
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Esistono tradizioni condivise, e socialmente accettate, rispetto all'estetica dei futuri. Narrazioni letterarie, cinematografiche, progettuali architettoniche o di design le hanno utilizzate per costruire, di volta in volta, all'interno di esse, plot diversi e originali. Ma se progettare significa, etimologicamente, ‘gettare in avanti’, in che modo il design può intervenire nei processi di costruzione delle narrazioni di futuri? È possibile educare pratiche allargate d’immaginazione di scenari? Attraverso quali strumenti e modelli? Per fornire una possibile risposta a questi quesiti, sono proposti tre livelli di lettura e approfondimento. La prima parte del paper introduce il rapporto tra Advanced design, processi di progettazione e intermediazione dei futuri possibili; la seconda esplicita quali fattori e piani di lavoro derivanti dalle future sciences siano solitamente impiegati per determinare estetiche strutturalmente allineate a macro-scenari accondiscesi e prevalenti e propone un modello per la costruzione di scenari design driven; la terza legge una serie di esempi evidenziando i livelli e i fattori che hanno contribuito alla struttura della rappresentazione e rileva che, in molti casi, s’impiega la tecnica dell'accostamento d’immaginari fortemente divergenti, quasi schizofrenici per creare una condizione di dualità in contrasto, di habitat per il bene e il male che possono così essere percepiti come mescolati e interagenti nella costruzione di visioni di futuro attraverso le sue estetiche condivise. |