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Chiara Alvisi, Maurizio Ammendola, Emanuela Arezzo, Francesco Bantierle - Gustavo Ghidini, Michele Bertani, Mark Bosshard, Giuseppe Carraro Aventi, Massimo Cartella, Stefano Cerratoc- Giovanni Peira, Alessandro Cogo, Emanuele Cusa, Vincenzo Di Cataldo, Philipp Fabbio, Valeria Falce, Giorgio Floridia, Cesare Galli, Alberto Maria Gambino, Anna Genovese, Federico Ghezzi, Andrea Giussani, Massimiliano Granieri, Simona Lavagnini, Mario Libertini, Lamberto Liuzzo, Elisabetta Loffredo, Paola Magnani, Luigi Mansani, Carlo Emanuele Mayr, Vincenzo Meli, Luca Nivarra, Gustavo Olivieri, Andrea Ottolia, Roberto Pardolesi, Ugo Patroni Griffi, Marco Ricolfi, Rosaria Romano, Fabrizio Sanna, Giuseppe Sanseverino, Davide Sarti, Marco Saverio Spolidoro, Onofrio Troiano, Benedetta Ubertazzi, Tommaso Maria Ubertazzi, Adriano Vanzetti, Francesca Vezzia, chiara ALVISI |
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Il saggio indaga l'evoluzione della riflessione e della giurisprudenza, anche di altri Paesi e della UE, in merito al controverso inquadramento giuridico dell'economia delle piattaforme digitali sullo sfondo della quarta rivoluzione industriale. L'indagine è tesa a dimostrare come la proliferazione di piattaforme digitali e di comunità ordinate da un algoritmo solo apparentemente rompa il modello di produzione capitalistico fondato sulla proprietà e sulla divisione del lavoro produttivo di ricchezza. Il nuovo modello economico collaborativo, che dichiara di basarsi sul consumo e sull'uso condiviso, fra pari ed in regime di penuria, di beni e servizi che, nell'economia della condivisione, sembrerebbero diventare commons, viene sottoposto ad una approfondita analisi critica che ne evidenzia i limiti e le incongruenze, nonché i molteplici profili eversivi del modello costituzionale di tutela dell'iniziativa economica privata. Lo studio dimostra come il nuovo modello di organizzazione industriale strutturato sulle piattaforme digitali non produca degli autentici commons collaborativi e ponga seri problemi di legalità dei servizi offerti per questa via. Infatti, gli intermediari digitali e le comunità di prosumers ordinate dagli algoritmi che fanno funzionare le piattaforme si sottraggono allo statuto legale delle imprese, cui pure fanno concorrenza, mettendo a rischio il principio cardine degli ordinamenti democratici, dell'uguaglianza di tutti di fronte alla legge e della legge uguale per tutti nonché i valori costituzionali che sono stati fino ad oggi garantiti tramite quelle limitazioni all'iniziativa economica che il legislatore ha ritenuto necessarie a salvaguardare l'utilità sociale dei beni produttivi. L'insofferenza della legge è un tratto emergente dell'economia dei c.d. commons collaborativi, che mostra così la sua vera anima ultraliberista, volta esclusivamente al profitto di pochi ed ultimamente avversa agli individui. |