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Claudio Meldolesi considera la regia de La Madre del 1951 come spartiacque nell’attività registica brechtiana fra una prima fase connotata da un approccio demiurgico a una seconda caratterizzata da un approccio maieutico e dunque da una diversa considerazione dell’apporto dell’attore. La messa in scena del ’51 era caratterizzata dalla forte presenza del medium cinematografico; inoltre Rülike Weiler ha posto in relazione la struttura drammaturgica di La Madre con quella della Corazzata Potemkin di Ejzenštejn. Sono del resto significative le interferenze fra il lavoro teatrale di Brecht e il linguaggio cinematografico di Ejzenštejn e si estrinsecano in processi di montaggio di frame distinti che prendono le mosse da frammenti, unità di significato conchiuse, come osservava anche Barthes. È proprio nella ricerca del frammento che si situa la svolta in senso maieutico della regia brechtiana, connotata anche da una nuova considerazione del ruolo attoriale. Claudio Meldolesi considers the directing of The Mother in 1951 as a watershed in the Brechtian directorial activity. It was, a moment of transition between a first phase, characterized by a demiurgic approach, to a second one, characterized by a maieutic mode and a different consideration of the place of the actor. The staging of 1951 was characterized by the strong presence of cinematographic medium. Käthe Rülicke-Weiler has found similarities between the dramaturgical structure of The Mother and Ejzenštejn’s Battleship Potemkin. The overlaps between Brecht’s theatrical work and Ejzenštejn’s cinematographic language are significant. They manifest themselves in the editing process, namely, in the ways distinct frames, fragments, units of meaning, as Roland Barthes put it, are assembled. It is precisely in the search for the fragment that the maieutic turn in Brechtian directing lies, also characterized by a new consideration of the actor’s role |