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Nella prima metà del Cinquecento la Chiesa di Roma dovette misurarsi anche in Italia con la contestazione protestante. In questa lotta, la fazione più intransigente si avvalse di quei membri dei ceti dirigenti che, per tradizione e interessi, rimasero fedeli al papato. A questa maggioranza silenziosa, meno studiata dalla storiografia rispetto alla costellazione eterodossa, appartenne il giurista bergamasco Giovanni Girolamo Albani. Nei suoi trattati, scritti alla vigilia della stagione tridentina, egli prospettò quella esorbitante potenza della curia romana che, decenni più tardi, Paolo Sarpi avvertirà come nefasto esito del Concilio. Pur guardando a Roma, però, Albani rimase a lungo un laico a servizio della Serenissima, per divenire cardinale in età avanzata, grazie al favore di Pio V. Laico e chierico, dunque, la biografia del quale rileva dinamiche e tratti salienti della vita sociale e religiosa del secolo XVI. Lorenzo Comensoli Antonini insegna Storia del Cristianesimo all’Università di Tunisi ed è dottore di ricerca in storia moderna e studi storicoreligiosi in cotutela fra l’Università di Padova e la Sorbona. Ha pubblicato saggi sulla controversistica e la profezia nel Cinquecento e sulla genealogia della secolarizzazione. Attualmente si occupa di storia delle idee teologico-politiche fra XVI e XVII secolo. |