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Il saggio mostra un altro modo possibile di intendere il rapporto con i maestri. La tesi è che il rapporto di autorità non è, non deve mai essere vincolato all’uniformità costruita sulla memoria e sul modello unico da conservare in maniera indifferenziata. Senza cancellarlo e anzi proprio nel suo riconoscimento il rapporto deve essere tale da aprire alla libertà dell’altro e costruire la sua autonomia. Il vero maestro è in grado da far dimenticare i propri sforzi e le fatiche che hanno aperto alla libertà dell’altro che non deve mai essere posto nella condizione inferiorizzante di eterno allievo-ripetitore. Attraverso la lettura di Péguy, la riflessione comune all’interno della Scuola Estiva della Differenza,la prossimità con Françoise Collin la relazione tra le filosofe e i maestri non trova il suo inveramento in una incondizionata libertà né in una necessità vincolante e sotto-condizione, ma trova la sua vitalità in un punto di realtà che è il lavoro ben fatto. |