Přispěvatelé: |
Autori vari, Claudio Buongiovanni, Matilde Civitillo, Gianluca Del Mastro, Giuseppe Nardiello, Cristina Pepe, Arianna Sacerdoti, Busino, Nicola |
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Recent research on the Early Christian cemeteries in Campania, as well as the overall growth of investigations on the Christian space in the region, make it reasonable to make a preliminary reflection on the early Christian sarcophagi currently preserved or found in this region, also by the rekindling of interest in this class of artefacts more generally. The Campania dossier consists of a dozen specimens, sometimes reused in later monuments, and sometimes preserved in museum institutions. Of these, the provenance and production area are only rarely known, an aspect destined to remain largely obscure for late antique Campania. It is true, however, that the not-at-all unusual practice of the Italic aristocracies of commissioning sarcophagi from Roman ateliers may also have been in vogue among the Campanian elites. Moreover, the consumption of sarcophagi by these aristocracies, especially those of the 4th century, appears to be in line with what we already know about the strong relations they had with the Roman area, since the important role that the Capuan episcopate had with the Holy See in these years. For the following centuries, the apparent lack of interest in the prestigious Roman archaeology, rather than being an indication of a loosening of relations between Campania and Rome, is instead to be seen in the gradual depletion of Roman plastic production, to the advantage of other Mediterranean ateliers, as well as Constantinopolitan ones. Le recenti ricerche sui cimiteri paleocristiani campani, nonché la crescita complessiva delle acquisizioni sullo spazio cristiano d’ambito regionale, rendono ragionevole una preliminare riflessione sui sarcofagi paleocristiani attualmente conservati o rinvenuti in questa Regione, anche in virtù della riaccensione d’interesse che più in generale si sta riservando a questa classe di manufatti. Il dossier campano è composto da una dozzina di esemplari, talvolta reimpiegati in monumenti successivi, talaltra conservati all’interno di istituzioni museali. Di essi, soltanto raramente si conosce l’area di provenienza e/o di produzione, un aspetto destinato a restare in buona sostanza aperto per la Campania tardo antica. È pur vero, tuttavia, che la prassi per nulla insolita delle aristocrazie italiche di commissionare sarcofagi agli ateliers romani potrebbe essere stata in voga anche tra le élites campane. Del resto, il consumo di sarcofagi da parte di queste aristocrazie, specie quelle del IV secolo, appare in linea con quanto già noto circa le forti relazioni che intercorrevano con l’area romana, un legame consacrato in primo luogo dal ruolo politico rilevante che ad esempio l’episcopato capuano si era ritagliato presso la Santa Sede in questi anni. Per i secoli successivi, l’apparente disinteresse verso le arche prestigiose romane, più che rappresentare indizio di un allentamento dei rapporti tra la Campania e Roma, si spiega piuttosto con il progressivo esaurirsi della produzione plastica romana, a vantaggio di altri ateliers mediterranei, nonché di quelli costantinopolitani. |