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Tanto maestosa e articolata da essere definita dal Sigismondo «un picciol fiume», con il suo carico di stemmi, cartigli e figure marmoree dal palese valore allegorico la tardocinquecentesca fontana del Nettuno ha accompagnato per oltre quattro secoli la crescita – non solo fisica – di Napoli. Originariamente collocata nei pressi dell’Arsenale, nel corso del Seicento la fontana sarà oggetto di numerosi restauri e integrazioni funzionali ad altrettanti spostamenti all’interno di una ben circoscritta area delimitata dalle strade di Olivares e di S. Lucia, fulcro di un ambizioso intervento urbano teso al ridisegno, in chiave militare-rappresentativa, delle principali direttrici costiere circostanti il largo di Palazzo e quello del Castello. Proprio in questo senso, il peregrinare del Nettuno nei luoghi simbolo della Napoli ‘spagnola’ deve leggersi quale perfetta sintesi di quelle consuetudini miranti da una parte all’autocelebrazione dei viceré che si avvicenderanno nel governo della città, e dall’altra al necessario coinvolgimento della popolazione attraverso l’esuberanza degli apparati effimeri e dell’arredo urbano. Da tempo svuotata di ogni significato politico, nell’ambito dei lavori per il Risanamento la fontana verrà trasferita al termine del nuovo Rettifilo – iconica arteria della città tardo ottocentesca – per ritornare, esattamente un secolo dopo, in via Medina. Ultima tappa di questo lungo viaggio, dal 2015 il Nettuno troneggia nella rinnovata piazza del Municipio progettata dagli architetti portoghesi Álvaro Siza e Eduardo Souto de Moura unitamente alla sottostante stazione metropolitana. |