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Il “Lamento di Arianna”, composto da Friedrich Nietzsche negli anni Ottanta dell’Ottocento, si concludeva con Dioniso che dice alla fanciulla: “Io sono il tuo Labirinto”. Di lì a pochi anni, Arthur Evans, figlio attento e preoccupato di un’Europa lacerata in cerca di una nuova religiosità, partiva alla volta di Creta alla ricerca di Dioniso. Qui, nel labirinto di Minosse, trovò, tuttavia, Arianna. Era il 1889 e la Creta appena liberata dal giogo ottomano cercava per sé e per la nuova Europa un nuovo grembo, una nuova Madre che le consacrasse a una nuova vita. Nella narrazione evansiana, Arianna rappresenta il sostrato femminile presente al di sotto dell’età eroica, una Grande Dea Madre simbolo di un’antica e perdura età matriarcale le cui origini rimandavano alla Creta minoica. Tale ricostruzione ha pervaso la cultura europea, tra le due guerre e oltre, con ulteriori rielaborazioni e nuovi protagonisti. Essa si presenta, per molti versi, come una costruzione mitologica, una profezia a posteriori scaturita dalla necessità di creare un passato benigno caratterizzato da ideali di pace, libertà, prosperità e parità tra i sessi. Se ciò è indubitabilmente vero, l’esistenza di una dea legata alla fertilità della natura e alla rinascita non è, nelle civiltà Minoica e Micenea, solo mito. Nel contributo, si seguirà la genesi della narrazione evansiana del sacro femminile a Creta e lo si confronterà con le più recenti acquisizioni sul tema. |