Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››

Autor: Bulgini, Giulia
Jazyk: italština
Rok vydání: 2018
Předmět:
poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta
‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai
si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia
dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività
anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica
grazie alla qualità della trasmissione
‹‹La nostra RAI››
che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare
oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato
di letteratura
dunque
la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame
mai azzardato prima
sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai
le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››
che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte
di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale
qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni
quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini
per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato
come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale
sitografia
con tutti i suoi limiti
al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels
in ultima analisi
per quanto innegabilmente controversa
Non è mai troppo tardi)
nel suo saper trasmettere qualunque tematica
aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954
le Relazioni del Collegio Sindacale
mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza
una memoria storica
dal 1954 a oggi
meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››
di lì a poco
oltreché evidente
resta sempre di grande attualità
operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››
declinata in tutte le sue forme: radiofonica
di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e
la storia
che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada
per avvalorarne la funzione educativa
trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti
insieme agli altri media
negli anni Cinquanta e Sessanta
di rivista cartacea e televisiva. In ultimo
sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio
che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi
a distanza di più di sessant’anni
non si può non considerare che la tv
i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››
i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese
era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile
in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI
in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea
nel contempo
che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode
non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI
dal 1954 a oggi
abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che
a distanza di più di sessant’anni
resta sempre di grande attualità
per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato
quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini
oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato
in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati
in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea
i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese
negli anni Cinquanta e Sessanta
non si può non considerare che la tv
insieme agli altri media
abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo
dunque
dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività
si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia
quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor
‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che
quell’Italia appena uscita dalla guerra
aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954
con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che
di lì a poco
avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana
trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti
poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta
quando ha termine il monopolio della RAI
che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare
mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza
attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv
come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale
che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode
necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva
in ultima analisi
la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia
sitografia
studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola
Non è mai troppo tardi)
la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame
operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››
la storia
le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale
declinata in tutte le sue forme: radiofonica
di rivista cartacea e televisiva. In ultimo
sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio
sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini
con tutti i suoi limiti
era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile
oltreché evidente
qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni
meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››
che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi
per avvalorarne la funzione educativa
si è rivelata una strada interessante da battere
per quanto innegabilmente controversa
proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato
grazie alla qualità della trasmissione
al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels
agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv
nel suo saper trasmettere qualunque tematica
anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica
la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile
non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo
mai azzardato prima
di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e
nel contempo
una memoria storica
lunga più di trent’anni
che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte
di letteratura
di cultura
di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale
la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti
focalizzando l’attenzione
in primo luogo
sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai
le Relazioni del Collegio Sindacale
i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››
le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››
‹‹L’Approdo Letterario››
‹‹Notizie Rai››
‹‹La nostra RAI››
‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai
che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada

agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv
quando ha termine il monopolio della RAI
attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv
quell’Italia appena uscita dalla guerra
di cultura
si è rivelata una strada interessante da battere
‹‹Notizie Rai››
sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini
proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato
necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva
avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana
studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola
focalizzando l’attenzione
abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che
la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile
‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che
in primo luogo
‹‹L’Approdo Letterario››
lunga più di trent’anni
la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia
le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale
con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che
quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor
la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti
abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo
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