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Il contributo della cultura per la resilienza e lo sviluppo sostenibile dei territori e delle comunità è al centro delle politiche internazionali (UNESCO, 2013; UNESCO, 2015; UN, 2016; Council of Europe, 2005). Nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (UNESCO 2015) e nella Nuova Agenda Urbana (UN, 2016), la cultura rappresenta sia un capitale di conoscenza e fonte di creatività e innovazione, sia una risorsa per affrontare le sfide future. Nei contesti marginali e/o marginalizzati, il ruolo di driver della cultura è dimostrato dalle numerose pratiche culturali e creative mirate alla riattivazione sociale e/o alla rigenerazione urbana (Fabbricatti et al., 2020). In questa prospettiva, un museo di un piccolo paese è una risorsa strategica. Nelle aree interne, questi “musei di identità” sono piccole realtà per lo più nate “dal basso”, per volontà delle comunità locali, e sono quindi espressione della cultura materiale locale e della necessità delle comunità di custodirla e tenerla viva. Essi costituiscono un segno di riappropriazione dell’identità e della tendenza a riprogettare lo sviluppo attingendo al proprio patrimonio (Corsale, Iorio, 2010). Nelle aree interne, i piccoli musei fanno fatica a diventare poli di diffusione e promozione della cultura e di sviluppo urbano, di costruzione di comunità consapevoli e abilitate e soprattutto ad essere soggetti intermediari e interlocutori privilegiati nei programmi e progetti di sviluppo territoriale. In una fase di profondo cambiamento dell’istituzione museale (ICOM Define; MIBACT-UDCM 21/02/2018 n.113; DPCM 2/12/2019 n.169), il presente contributo parte dall’assunto che i musei delle aree interne hanno necessità di affrancarsi da categorie stereotipate (De Rossi, Mascino, 2020), per diventare centri erogatori di servizi diversi e di produzione culturale, a misura delle comunità locali e del territorio. Segnali positivi si riscontrano, infatti, laddove i piccoli musei sviluppano il proprio potenziale di produzione culturale e creativa, svolgendo funzioni diversificate e appropriate ai contesti. A supporto di tale tesi, il contributo descrive i casi di due musei etnografici, nella Provincia di Avellino, nell’ambito di un’ipotesi di ricerca che gli autori formulano sulla base di una consolidata attività di studio in materia di patrimoni e pratiche culturali nei territori marginali (Fabbricatti et al., 2020; Pinto et al., 2020). Il contributo in particolare descrive punti di forza e di debolezza rispetto agli impatti che i due musei irpini, messi a confronto, hanno sulle dimensioni culturale, sociale, economica. In particolare, la buona pratica del Museo di Mamoiada, un comune di circa 2500 abitanti in provincia di Nuoro, guida la descrizione dei casi studio. Tale pratica è infatti riconosciuta come un esempio replicabile per i numerosi attestati ricevuti e per i risultati in termini di miglioramento della qualità della vita e di rigenerazione urbana (Corsale, Iorio, 2010). |