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Oggetto del volume è la scrittura saggistica di Calvino, da Una pietra sopra (1980, ma con saggi vanno dal 1955 alla fine degli anni Settanta) a Collezione di sabbia (1984), fino alle postume Lezioni americane, ovvero le tre raccolte di saggi composte direttamente o indirettamente dall'autore stesso e dunque pensate, in un modo o nell'altro, come insiemi. A partire da uno spoglio ampio e sistematico della lingua e dello stile calviniani sono esaminati l’organizzazione dei macrotesti, i modi di costruzione dei singoli saggi, le forme dell'argomentazione, i fenomeni di incrocio e contaminazione di generi e tipologie testuali (emersioni narrative nella scrittura saggistica, funzione delle descrizioni, dialoghi, ecc.); quindi, in un progressivo dettagliamento della prospettiva, le figure dell'elocutio (come la ripetizione e l’accumulazione), le metafore critiche e il linguaggio figurato. Fenomeni e forme vengono collocati entro la cornice di un «primo» e un «secondo» Calvino, attraversando il cambiamento che coinvolge la sua intera esperienza intellettuale e letteraria lungo gli anni Sessanta del Novecento: dalle posizioni più ideologiche e agonistiche del primo decennio postbellico all’atteggiamento scettico e alla postura appartata che caratterizzeranno narrativa e saggismo fino alle Lezioni americane. Viene così definito il campo di forze entro cui si forma la scrittura saggistica calviniana, che si costituisce come risultante delle spinte divergenti della complessità del mondo e della responsabilità intellettuale della sua interpretazione: l’informe e il caos, la moltiplicazione caleidoscopica dei metodi e degli orizzonti epistemologici, da una parte; la resistenza dello scrittore che non smette di inseguire il concetto per delimitarlo e renderlo spendibile, dall’altra. |