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L’Unione Europea, come tutte le creazioni umane ha avuto e ha pregi e difetti: nell’ultimo decennio, tuttavia, sembra che siano maturati più motivi di disunione che unione. Il malcontento antieuropeista si è accresciuto in molti paesi dell’Ue: partiti nazionalisti, sovranisti, a volte apertamente razzisti e xenofobi, non fanno più paura e attirano più di un cittadino europeo su tre. La loro base è alimentata dalla rabbia e dalla sfiducia crescente verso le istituzioni tradizionali, ritenute incapaci di rispondere alle richieste di cambiamento. Queste rivolte contro il vecchio ordine politico, contro un mondo globalizzato e senza confini, portano alla rivendicazione di un ritorno a sovranità nazionali chiuse nonché al rifiuto della stessa Unione Europea, percepita come una matrigna che avanza pretese senza dare nulla in cambio. Da grande parco a tema, luogo dell’incontro, della felicità e della spensieratezza, Eurolandia sembra essersi trasfigurata, nuovamente, in uno spazio di scontro in cui l’animale nazionalista tende a riprendere il sopravvento. Una nuova-vecchia riserva tematica, quindi, autentica Zooropa quale luogo del conflitto, dell’angoscia e dell’afflizione. Forse gli interrogativi da porsi sono questi: cos’è successo all’uomo europeo, quello nato dalle macerie di due guerre mondiali? Cos’è stata e che cos’è l’Unione Europea? Una mera illusione nella quale ci siamo erroneamente compiaciuti per settant’anni? Dunque, nient’altro che un’adolescenziale utopia o, piuttosto, Eutopia è stato e può continuare a essere il concreto tentativo di fondare un nuovo concetto di politico non più centrato nella distinzione amico-nemico sostenuta dal paradigma in cui la politica è la guerra condotta con altri mezzi? |