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Nel contributo l'autore esamina la Maestà dipinta da Montano d'Arezzo per l'abbazia di Montevergine, nata con la funzione di pala d'altare della grandiosa cappella patrocinata da Filippo d'Angiò, imperatore di Costantinopoli, prima di divenire pala eponima dell'illustre cenobio. In particolare vengono ricostruite le vicende di ordine religioso e devozionale che nella prima Età moderna hanno portato alla sublimazione del dipinto primotrecentesco come opera dell'evangelista San Luca. Opinione dell'autore è che a questo processo, già in atto da tempo, abbia dato un contributo decisivo il cardinale Oliviero Carafa, commendatario dell'abbazia per un quarto di secolo, sotto la spinta degli analoghi fenomeni devozionali che negli stessi anni videro protagonisti vari papi e cardinali a Roma, custode di un antico corredo di veneratissime icone. |
