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La portata innovativa delle recenti norme in materia di domini collettivi (20 novembre 2017, n. 168) è stata sottolineata in numerose occasioni di incontro scientifico. Esse rappresentano un decisivo giro di boa rispetto alle direttive in auge nei secoli scorsi e fino ai giorni nostri. Dall'età napoleonica in avanti infatti era stata privilegiata la valorizzazione della proprietà individuale, piena ed assoluta ritenuta fattore di investimento, innovazione e progresso. Guardare più da vicino le istituzioni di autogoverno locale consente di evidenziare come la gestione regolamentata dei commons abbia agito in modo efficace nel prevenire fenomeni di sfruttamento e nel favorire la sostenibilità nel tempo. Tenendo conto dei risultati della letteratura internazionale sia in campo economico sia in campo giuridico sul tema si è focalizzata l'attenzione sull’Italia meridionale, un utile osservatorio per la disamina delle risorse collettive in una prospettiva storica. In questa sede si è data particolare enfasi al ruolo delle municipalità (universitates), alle regole e agli strumenti regolatori (statuti e capitoli), nonché agli istituti preposti a farle applicare (Bagliva). |