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Nel 1896, tre anni prima della sua scomparsa, Filippo Palizzi dona alla collezione dell’Istituto duecentoventisette opere di mano sua e dei fratelli Giuseppe, Nicola e Francesco Paolo, accompagnate da quarantasette tra schizzi e bozzetti di artisti stranieri, quasi tutti legati alla ‘scuola di Barbizon’. Era la stagione della conciliazione tra tradizione e nuove istanze, con Palizzi, presidente dell’Accademia, e Domenico Morelli impegnati a ridisegnare i confini della pittura di paesaggio, delle ‘scene di animali’, dei concetti stessi di natura e storia, nel contesto più ampio dei fermenti del risorgimento italiano e della ricerca di soluzioni espressive originali in Europa. Non minore rilievo acquista, nel nuovo allestimento della collezione, il nucleo di opere, finora poco conosciuto, degli artisti stranieri: Corot, Decamps, Rousseau..., a testimoniare l’interesse dei fratelli Palizzi per la pittura di paesaggio d’oltralpe, l’esperienza diretta e gli stimoli maturati nel corso dei soggiorni francesi. |