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L’obiettivo della ricerca è stato quello di verificare i cambiamenti, la “salute” del dialogo culturale e religioso a partire dal contesto di “distanziamento sociale” dovuto all’emergenza Covid-19. Ciò avviene a dieci anni da una precedente ricerca, che si situava in un contesto culturale, religioso e sociale differente (Canta, Casavecchia, Loperfido, Pepe 2011). In questi ultimi dieci anni sono cambiati molti aspetti, anche di politica interna, internazionale e in ambito religioso, ma il tema del dialogo in una società laica è ancora attuale, anzi è divenuto ancora più complesso a motivo delle restrizioni pandemiche. In questo contesto è stato anche più difficile fare ricerca empirica, secondo le modalità consuete. In particolare in questo saggio metodologico, dopo una prima riflessione teorica sugli aspetti epistemologici, ci si è soffermati sui cambiamenti che siamo stati costretti ad adottare da remoto. La metodologia di ricerca che è stata scelta è di tipo qualitativo, tramite lo strumento dell’intervista a testimoni privilegiati, key informant, opinion leaders di gruppi e comunità e responsabili delle religioni. Sono stat* intervistat* soggetti, in prevalenza donne, appartenenti a religioni diverse, monoteistiche (Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo), nuovi movimenti religiosi (Bahai, Tathata Vrindham International) o a nessuna religione (agnostic* e/o ate*), che, per il ruolo che ricoprono o per la formazione, sono impegnati in attività nell’ambito del dialogo interreligioso e della laicità. L’oggetto della nostra ricerca ha limitato la stessa ricerca: l’isolamento da Covid-19. I risultati sono positivi. È stato interessante osservare come le comunità religiose hanno riorganizzato iniziative, già originali di per sé, in maniera da coltivare una continuità in questo distanziamento. |